venerdì 22 gennaio 2010

Il parassita


A volte ho paura, sento il mondo mancarmi sotto i piedi, temo in un calo di attenzioni nei confronti delle mie responsabilità, sento il peso della vita accumularsi sulle mie gracili spalle. E' in quei momenti che mi accuccio come un gatto vicino a te, mi tiro il plaid sulle gambe, mi appoggio su di te. Su quel divano che ha visto di tutto e ha sentito tante storie, su quel divano che ogni tanto lavo dagli odori della vita rendendolo vergine e puro. Metto il rivestimento in lavatrice e lo resetto per farlo ripartire, pronto all'ascolto di nuove storie, pronto a subire i rigurgiti di altro latte, pronto ad assaporare impronte di nutella, tracce di fumo e zaffate intense di caffè. E mentre distrattamente tu leggi, io attingo energia da te, così come un parassita trae linfa vitale dal suo ospite. Perchè il parassita non ha vita autonoma, ma dipende dal suo ospite al quale è più o meno intimamente legato. La relazione tra parassita e ospite può essere anatomica, di sicuro è fisiologica. Il parassita ha una struttura morfologica più semplice rispetto al suo ospite, il ciclo vitale più breve e ha rapporti con un solo ospite. A volte accade che il parassita infetti il suo ospite, procurandogli malattie e infezioni che potrebbero anche farlo morire. A quel punto muore anche il parassita.Mio caro ospite, prometto di mantenere l'igiene e di non infettarti, tu però promettimi di sederti sul divano sempre così, di passare sempre la tua mano tra i miei capelli, di riempirmi di dolci e lievi pizzicotti, ma soprattutto promettimi di sorridermi come fai sempre.Perchè a volte vedo il buio davanti a me, e tu accendi sempre la luce che mi mostra la vita.

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