lunedì 23 novembre 2009

Funny Games



Dopo dieci anni riecco uno dei film più fastidiosi che abbia mai visto, Funny Games, versione USA. E' sempre lo stesso, cambiano i personaggi, i paesaggi, ma la violenza e la cattiveria sono sempre attuali. Si sta male a vedere questo film, si soffre, aspettiamo inconsapevoli il momento del sollievo e del riscatto, arriverà? Chi conosce questo regista conosce anche la risposta. Haneke gioca illudendoci, come fanno i due immacolati ragazzini. Il cattivo è il cinema di Haneke, noi siamo la famigliola borghese per bene, soffriamo e supplichiamo, abbiamo bisogno di mettere le cose a posto, di incasellare il bene e il male. Sentiamo il bisogno di diplomazia ed educazione, non vogliamo sentirci usurpati del nostro comune senso di giustizia. Finzione e realtà spesso sono separati da un confine molto labile, e in questo caso dove finisce l'una e comincia l'altra? E' una tortura subire il film, quasi la stessa che subisce la famiglia modello: un cane buono, un marito/padre inutile in tutto lo svilupparsi della vicenda, una moglie bella e intelligente, e infine un bimbo dolce. Il tutto si svolge in una villa sul lago, una casa di villeggiatura, borghese e perfetta. Insomma tutto idilliaco. A sporcare questa atmosfera rilassata arrivano due ragazzini vestiti di bianco, con le faccine angeliche.
E si comincia a giocare.
Haneke sfida lo spettatore, lo tortura fino a fargli desiderare di uscire dalla sala. La scommessa è: riuscirà lo spettatore a arrivare alla fine del film? Io la scommessa l'ho vinta, ma solo perchè avevo visto la vecchia versione, a spezzoni e con enorme difficoltà.
Consiglio comunque di vederne solo una, io ho preferito questa. Adoro Naomi Watts, che trovo sempre perfetta, e il resto del cast non è da meno.
La regia? Haneke puro, quello di Cachè. Freddezza e apparente distacco.

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