sabato 21 novembre 2009

Il Divo

venerdì, 14 agosto 2009

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Ho avuto bisogno di qualche giorno prima di riordinare le idee e mettere insieme qualche pensiero su quest'ultima opera del talentuosissimo Sorrentino.
Il Divo è un film su Giulio Andreotti, sulla nostra storia italiana, sul potere di un gobbo che ci ha governato negli anni più bui della repubblica. E' tutto questo, ma è anche molto di più.
E' un'opera pop, oppure più semplicemente: è un'opera e basta.
I titoli di testa sono il biglietto da visita di quello che sarà in seguito il film italiano più rilevante artisticamente degli ultimi anni. Sorrentino si mette completamente a disposizione del suo talento, non si pone limiti, nè sulle spettacolari inquadrature, nè sulla potente sceneggiatura.
Ingegno, creatività e verità storica, si mescolano virtuosamente. Ne esce fuori un quadro unico nel suo genere. Non c'è un film come il Divo nella cinematografia nostrana. Bellissimo esempio di metacinema italiano.
Il montaggio è sensazionale, il ritmo incalzante. Le battute messe in bocca al Divo sono precise e taglienti come stilettate. Mescolano ironia e intelligenza, cultura e esperienza: sono Giulio Andreotti. I volti dei vari personaggi, sapientemente scelti, sono da antologia, da incubo moderno.
La colonna sonora è contraddittoria, colpisce nel segno, gioca con lo spettatore spiazzandolo. Ogni dettaglio e curato.
La scivolata di Cirino Pomicino, il gatto e Andreotti, la moglie e il Divo che guardano Renato Zero in tv, lo skateboard che parte dal palazzo del potere e arriva fino a Capaci, atmosfere surreali che si susseguono senza tregua, entrano dentro, colpiscono senza mezzi termini. Non ci si aspetta niente dalla narrazione, siamo sul piano della percezione visiva ed emotiva, stiamo vivendo una grandissima pagina di cinema.

Cavolavoro, bentornato cinema italiano.

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