sabato 21 novembre 2009

Gomorra

scritto venerdì, 14 agosto 2009
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Il film sembra girato da un architetto. E' un documentario? No, è un'opera di precisione incredibile. Tutto è perfetto, gli attori, le inquadrature, gli scorci, le carrellate, le immagini dall'alto. Viene fuori lo sconcerto, assistiamo alla messa in scena della realtà, ma non è neorealismo, è molto di più. Alla verità c'è l'aggiunta della passione per il cinema, dell'amore, lo stesso di Tarantino. Traspare. Garrone è un regista che fa e che ama il cinema. L'architettura e i palazzi sembrano riflettere un mondo privo di senso e di logica. Sembra di vivere in un formicaio popolato da cavallette, c'è organizzazione diabolica, legge del taglione, gioventù inesistente. E' un'umanità diversa, ci troviamo su di un altro pianeta, le persone non possono essere uomini, non appartengono a questo genere. Molto probabilmente sono extra terrestri.

Il sarto talentuoso che finisce col fare il camionista, le immagini luccicanti del red carpet del festival di Cannes trasmesse da una televisione squallida in un altrettanto squallido autogrill. Lo sguardo triste e sofferente di chi è intrappolato in un mondo che non gli appartiene, è in prigione. E' rinchiuso senza aver commesso reato, è una vittima del mondo, una vittima degli uomini, è una delle poche formiche in un mondo di cavallette.
Il ragazzino che vuole entrare in una banda criminale, perchè è l'unico modo di sopravvivere dignitosamente, perchè è l'unico scopo di questa vita, perchè in quei palazzi, in quei quartieri se non appartieni a niente non sei niente. E così deve passare una prova, gli sparano addosso col giubbotto antiproiettile. Se resisti senza frignare sei un duro e puoi entrare nella banda, altrimenti sei quasi morto. Lui ce la fa. E finirà per far ammazzare una delle poche persone a cui era realmente legato, l'unico spiraglio di luce viene chiuso per sempre.
L'imprenditore dei rifiuti tossici. Un sempre grande Toni Servillo, la faccia più brutta di tutta la vicenda. Il responsabile della morte non solo degli uomini, ma anche del territorio. Vende lo smaltimento dei rifiuti del nord est e non solo, tutta la merda se la prende lui e la sotterra vicino ai campi di pesche, di pomodori, nei campi dove pascolano le bufale, dove si ammazzano i ragazzini. E' una carogna, una grossa carogna. Ma è solo il braccio di un mostro malato.
Il senso di claustrofobia che mi affligge si ripresenta, mi viene voglia di scappare, ma resisto. Povera Italia, povero mondo, brutta razza gli uomini.

Mi guardo intorno, silenzio, non un colpo di tosse, non un movimento, facce rapite dalle immagini, dialoghi in napoletano stretto.

Il film finisce, chi l'ha visto sa come, sa quanta forza c'è nelle ultime sequenze, quanta disperazione.

Un attimo di silenzio in sala.

Il film è finito.

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