lunedì 23 novembre 2009

The International

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Per favore, qualcuno faccia sapere al fascinoso Clive Owen (magari Tom Tykwer, il regista di The International) che i Figli Degli Uomini è finito. Che il film di Cuaròn è già stato al festival di Venezia del 2006, che è già uscito nelle sale, che ormai è in dvd da un pezzo, e che Theo si è felicemente dileguato nelle acque londinesi. No perchè a giudicare dal questo The International, Theo è sempre tra noi, col suo impermeabile logoro, con la sua barba incolta, con le borse sotto gli occhi, con la sua bontà e onestà è sempre pronto a lottare contro il male. Solo che adesso non si muove in una Londra fatiscente di un futuro non troppo lontano (quindi come un pesce nella sua acqua), bensì dovrebbe essere un aggiornato agente dell'Interpol, che si sposta tra le capitali europee più moderne con estrema disinvoltura, fino ad arrivare a New York, dove la scena clou del film prende vita. Girata in un museo d'arte moderna di NY, è una delle sequenze più esilaranti degli ultimi mesi cinematografici. Per svariati motivi, ma soprattutto perchè l'agente interpretato da Owen, si muove come un goffo sacco di patate munito di armi, spara alla cazzo di cane, digrigna i denti sempre con la stessa espressione. Non sono da meno i comprimari.



Ma veniamo al film. E' piatto come una tavola da surf, è un film d'azione inutile, un international thriller come altri centomila. Ci sono i cattivi-cattivi, il traffico di armi, le banche, il comunista cattivo pentito, il sicario zoppo (ma possibile che in questi film i sicari sono sempre zoppi?), gli agenti dell'interpol intelligenti, più di quei cretini e corrotti dei carabbbbinieri, della gendarmerie, e di tutte le polizie del mondo. E quando Naomi Watts in ascensore gli dice di farsi una sana scopata, lui manco ne approfitta (sarebbe stata invece un'idea carina, avrebbe movimentato il piattume della storia).

Non mi è piaciuta per niente l'immagine che il film traccia degli italiani, sempre questo sottile rimando al popolo dei mafiosi, non esplicito, ma maligno. Poi ci vogliono i due agenti belli e strafighi dell'interpol: perchè tutta la squadra dei carabbbbinieri, più il reparto della scientifica, più la polizia italiana, non ci avevano pensato a tracciare le traiettorie dei proiettili (forse il capitano dei caramba corrotto aveva corrotto tutti i reparti? bwahahahahah). Invece loro intelligentissimi (lei è la mente, lui il braccio) con due semplici asticelle delle bandierine del finto partito di forza italia posizionate nei fori, scoprono tutto.
Un film che pullula di minchiate al cubo, di citazioni e situazioni che sembrano parodistiche (neanche Mel Brooks in grande spolvero avrebbe fatto più ridere), un medio/basso prodotto televisivo, che per far ricordare al pubblico in sala o a casa che pur sempre di cinema si tratta, ogni tanto si fregia di qualche inquadratura ad effetto, studiatissima e artificiosa. Ma purtroppo non basta, rimane una ciofeca di film, che neanche il messaggio anti-capitalistico e anti-liberismo sfrenato (nemmeno molto incisivo, ma contraddittorio in molte parti), riesce a salvare.

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