lunedì 23 novembre 2009

The Hurt Locker

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L'artificiere. Con questo film Kathryn Bigelow ci mostra la guerra vissuta dall'interno, cosa vuol dire dipendere dal rischio, non potere fare a meno di giocare con la vita per godere delle scariche di adrenalina. Gli uomini raccontati da una donna, ma non tutti gli uomini. Solo l'artificiere. Il protagonista del film, mostra chiaramente, la sua propensione al gioco con la vita, eppure qualcosa da perdere ce l'ha: una moglie e un bimbo. Ma la droga, come la chiama lui, ormai gli ha dato completa dipendenza. Non può fare a meno di rischiare, è un gioco macabro, una roulette russa, che però non lo porta ad apprezzare ancora di più la vita, ed il suo valore (come invece accade al suo collega). Cerca il dolore quando vuole riconoscere nel corpo del ragazzino- bomba iracheno, un suo amico venditore di dvd piratati, e quando scopre che invece è vivo, lo caccia, come se volesse cacciare il sollievo dal dolore. Non rischia solo lui, ma spinge a farlo anche i compagni che gli stanno intorno, li vuole ferire, portare allo stremo. Li cazzotta, li mortifica, forse li vuole allontanare da una realtà che deve essere solo sua. E' un eroe?
http://www.zapster.it/multimedia/1800/1768/big/The_Hurt_Locker---06.jpg
Il film è un capolavoro di suspence, non lascia tregua, stanca, asfissia. La regia è favolosa, giocata tutta sui primi piani, sugli sguardi, sul sudore dei soldati. E' molto di più di un film sulla guerra in Iraq, anzi forse non lo è nemmeno (sommario, per quanto riguarda la descrizione della guerra): e' un film sul suo significato , su cosa spinge l'uomo a cercare il rischio, a sfidare se stesso. Bello il finale, la contrapposizione tra il deserto iracheno e le fila anonime, ordinate e opulente di un supermercato qualsiasi degli Stati Uniti. La cameretta del bimbo, una donna che rassegnata conosce suo marito (una donna tanto diversa dall'uomo...). E la confessione dell'artificiere.

Per lui la guerra non deve finire.

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