lunedì 23 novembre 2009

Il Nastro Bianco

http://www.cinematografo.it/cinematografo_new/allegati/14137/ilnastrobianco.jpg

Il film è passato come una meteora in poche sale sparse per il territorio italiano. I pochi fortunati che sono riusciti a beccare la visione, saranno sicuramente usciti dalla sala con qualche risposta in più e con tanto magone. Haneke è un regista che amo, ma che spesso odio a causa della sua franchezza nel descrivere il male del genere umano. Non usa mezzi termini, ce lo propone in più salse, con la sua solita apparente freddezza, col suo distacco da acuto osservatore. Questa volta sotto il microscopio del regista c'è un piccolo villaggio della Germania del nord alla vigilia delle prima guerra mondiale. Girato in bianco e nero col supporto della voce narrante, ormai anziana, del maestro del paesino, il regista ci mette di fronte ad una storia. E col pretesto del "giallo" ci illustra una tesi sociale. Chi erano i bambini che una volta cresciuti daranno vita al nazionalsocialismo? Nella pellicola le risposte che fanno capire come si possa passare dal nastro bianco alla fascia rossa delle SS.
Se da una parte il lavoro pregevole e elegante del regista austriaco rende il film perfetto, dall'altra il suo prendere il film come tesi sociale, incasellando le persone in categorie nette e definite, non fa' trasparire la necessaria umanità che porta lo spettatore ad entrare in totale sintonia con l'opera.
Mi è mancato il sussulto.

1 commento:

  1. Haneke non fa trasparire umanità, tutt'altro!
    Rispetto ad altri suoi questo è fin tenero... :)

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