venerdì 27 novembre 2009

Hunger



Letteralmente "Fame".

E' la storia di Bobby Sands, militante capo dell'IRA, e del suo sciopero della fame in carcere, che l'ha portato alla morte.
Comincio col dire che la visione di questo film è risultata alquanto ostica, soprattutto a causa di una mia spiccata sensibilità nei confronti della sofferenza estrema che percepisco. Sensibilità che mi ha portato a non apprezzare film ritenuti capolavori e a non accettare la visione di altri. Questo non me lo aspettavo così tosto (altrimenti, forse, non l'avrei neanche cominciato), così duro: invece è tremendo. Comunque i nostri eroi (io e le mie paure) ce l'hanno fatta e hanno portato a termine la visione (intervallata da diverse pause per respirare). Alla fine ho giudicato il film bello.
La regia è scarna, essenziale. I dialoghi quasi assenti e il film parla attraverso le immagini, anche perchè in effetti, l'aggiunta di altri elementi avrebbe forse conferito alla pellicola un tono retorico. Non ci sono accenni di prese di posizioni politiche, solo una fotografia: ognuno trae le proprie conclusioni. Le mie sono domande: vale la pena sacrificare la propria vita in nome di un ideale? Qual'è il confine tra dignità e sacrificio? Il rispetto della vita esiste, o e semplice retorica?
Domande alle quali non so dare risposte precise. Ho sempre pensato che il pregio di un bel film sia quello di portare alla riflessione. Questo ci riesce e per lo meno si soffre per qualcosa.

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